Marzo 2018
Tralasciamo per questo numero i nostri excursus nella
storia, nell’arte, nella cultura, per dedicare queste riflessioni alla data
simbolo di questi anni, almeno dal dopoguerra, 8 marzo.
I recenti studi ed approfondimenti hanno messo in
discussione tutte le nostre certezze riguardo all’origine della celebrazione (politici
e suffraggette non me ne vogliano, del resto sono anch’io una figlia della
contestazione), ma in questa sede non desidero addentrarmi a districare questo iter tenebricosum,
quindi mi accontenterò di esternare qualche sillaba
storta e secca.
Intanto questa giornata sottolinea un doveroso
riconoscimento indistintamente a tutte coloro che tra ‘800 e ‘900 si sono
adoperate ed hanno lottato per il raggiungimento dei diritti : di voto, di
parità, di uguaglianza sul lavoro…traguardi guadagnati in momenti differenti a
seconda dei paesi: giornata della donna
negli Stati Uniti febbraio 1909; in Germania, Svizzera, Austria,
Danimarca marzo 1911; in Italia marzo 1922. In Russia inizia la rivoluzione grazie alle donne l’8 marzo 1917. Vi suggerisce qualcosa
questa data? Dobbiamo rammentare che durante la grande guerra ogni celebrazione
è stata interrotta. Non è un caso che in Italia già la seconda conferenza
internazionale delle donne comuniste abbia proclamato la “Giornata internazionale
dell’operaia” per l’ 8 marzo 1921. Più di vent’anni dopo,16 dicembre 1977,
l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, su proposta dei paesi membri dichiara
8 marzo “giornata delle Nazioni Unite
per i diritti delle Donne e per la
Pace internazionale”.
Dobbiamo la scelta della mimosa a tre donne dell’Udi :
Rita Montagnana, Teresa Noce, Teresa Mattei perché allora, 1946, non solo la
seconda guerra mondiale era terminata, ma questo fiore nel nostro clima mediterraneo abbondava, rivestiva
le nostre colline con il suo fulgore alla fine dell’inverno…era una pianta
umile, si coglieva in natura e costava poco…. Oggi dal fiorista è tutta
un’altra cosa.
Intanto, riandando al 1968, viene sbandierata l’espressione di Mao Tse
Tung “l’altra metà del cielo”
piaciuta moltissimo ed entrata ormai a far parte del linguaggio comune per
definire in modo gentile la donna.
In realtà la frase non è proprio originale, è
preceduta ab antiquo da un bel proverbio cinese che recita così “ le donne sorreggono metà del cielo”
Vale a dire se il cielo è luogo della completezza,
dell’armonia, le due metà nascono contemporaneamente dalla scissione
dell’unità, però sono in relazione tra di loro a formare un insieme.
Quindi significa riconoscere alle donne la capacità di
sacrificarsi per gli altri, lo spiccato senso sociale, di giustizia, il valore
del lavoro, l’assenza di paura nelle situazioni difficili, il coraggio: tutto
concorre non solo a far funzionare la terra, ma è portato al più alto grado
fino a sostenere financo il cielo. Ma gli uomini, da quegli esseri semplici che
sono (magari non tutti) forse non se ne sono ancora resi conto completamente se
c’è bisogno di dedicare alle donne un giorno all’anno per sottolineare tutto
ciò.
Oggi che siamo, a parole, paladini della libertà non
si dovrebbe entrare in conflitto con il prossimo per affermare il proprio
valore o la propria immagine o la propria intelligenza. Eppure, come
atteggiamento, ancora non siamo tanto lontani dal pensiero della Lady inglese
Mary Wortley Montagu (quella che ha dato l’impulso agli studi sul vaiolo se non
ne avete mai sentito parlare, andate a leggere) una delle tante donne
eccezionali, che nel 1700 scrive sul modo di educare le bambine “… è necessario nascondere qualunque
cultura con la stessa sollecitudine con cui bisogna celare di essere storpia o
zoppa; far mostra di scienza serve solo ad attirare l’invidia e l’acredine più
inveterata di tutti gli sciocchi e le sciocche che rappresentano almeno un
terzo della popolazione.”
Di proposito però non mi sento di citare dei singoli
nomi di eroine straordinarie, per il semplice motivo che sarebbero troppi; desidero
invece ricordare a tutti noi, anche a me che non ero ancora nata, quanto ho
sentito raccontare da mamma e nonna. Durante l’ultima guerra, mentre gli uomini
sono al fronte e muoiono e dopo, dal ‘45 quando tornano, ma tutto è macerie,
distruzione, mancanza di lavoro e fame sono
le donne che tengono unite le famiglie smozzicate, che fanno funzionare le
fabbriche, guidano i tram, aprono scuole e ospedali….e mettono in cantiere la
generazione di domani, tutto in silenzio, senza chiedere niente…forse le donne
sono il cielo sulla terra?
Per non sembrare troppo campanilista voglio portare a
sostegno della mia posizione le parole di uno scrittore molto famoso, vissuto
in una famiglia composta solo di donne: Andrea Camilleri. In un’intervista,
rilasciata qualche anno fa sull’argomento dice: “per me non sono l’altra metà del cielo, ma l’intero universo.
Cercare di
capire l’intero universo è impresa impossibile.
È più
difficile raccontare i personaggi femminili, appunto, per la loro complessità.
Anche il maschio più psicologicamente contorto mostra sempre delle falle nella
sua corazzatura. Il metallo che costituisce la corazza femminile forse proviene
da un altro mondo tanto è inviolabile.”
E allora non paghiamo un tributo al consumismo,
rispettiamo l’ altra metà del cielo e facciamo di ogni giorno un 8 marzo.
Carla marinoni
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