lunedì 25 gennaio 2021

 

 

LA MIA ESPERIENZA AL TEMPO DEL COVID ( Enrica )

Alla fine del mese di gennaio 2020 iniziano a filtrare dalla Cina notizie su una misteriosa epidemia, di tipo influenzale, che si sta diffondendo rapidamente nella città di Wuhan.  Le autorità cinesi chiamano questo virus Covid 19.

Alla fine di Febbraio si registra il primo caso  in Italia nella cittadina di Codogno a pochi chilometri da Milano.  In pochi giorni la veloce diffusione del virus induce le autorità a “sigillare” la cittadina impedendo sia l’ingresso che l’uscita degli abitanti. Impariamo la parola lockdown.   Sono giorni, peraltro, nei quali non si ravvisa ancora la percezione della gravità dell’epidemia che sta per esplodere.

Con l’intensificarsi di notizie sulla gravità e letalità dell’epidemia comincio ad avere una seria preoccupazione, che ben presto si trasforma in realtà.

La sera di venerdì 6 Marzo mio marito  inizia ad accusare una strana stanchezza con leggera febbre.   Col passare delle ore la febbre sale oltre i 40 e la preoccupazione aumenta: chiamo  il 112 che mi consiglia di non recarmi al Pronto Soccorso suggerendomi di somministrare Tachipirina, però senza nessun risultato apparente. Nel pomeriggio di sabato chiamo il 118 e, dopo qualche ora, vengo contattata da un medico che conferma la precedente indicazione ma,dopo aver acquisito l’età e la malattia di Parkinson di cui soffre Giancarlo, mi rassicura che invierà al più presto un’ambulanza che verso le 23 arriva.

Mi sembra di vivere una situazione irreale: il personale dell’ambulanza indossa mascherine, tuta protettiva con guanti e sovrascarpe. Gli infermieri, dopo aver espletato tutte le procedure, mi raccomandano di non recarmi in ospedale

Verso le 3,30 una telefonata del medico del Pronto  Soccorso mi informa che gli esami sono buoni,   e la febbre sta calando.   Pur non avendo l’esito del tampone faringeo, mi chiedono di andare in ospedale perché lo stanno dimettendo.

Sono le 20 della domenica quando un medico che mi avvisa della  “positività del tampone”. Ciò impone l’isolamento rigoroso di Giancarlo, l’uso di guanti, mascherina e disinfezione di oggetti e stoviglie.

La notifica di “quarantena obbligatoria” è  per tutti noi (Giancarlo,io, Viviana ed Edoardo )un trauma psicologico non indifferente in quanto non era stata presa in considerazione la possibilità del contagio.  La nostra vita cambia: da un tranquillo tran-tran a una vita piena di regole pratiche.  Viviana ed Edoardo, a causa della quarantena obbligatoria, non vanno più in ufficio e iniziano l’attività lavorativa in modalità “Smart Working”.

Per me il lavoro si moltiplica: devo provvedere innanzitutto ad una accurata pulizia ed igiene della camera di Giancarlo per mantenere le condizioni di massima sicurezza, a ciò si aggiungono le normali faccende domestiche e ancora più gravoso devo  sobbarcandomi la preparazione quotidiana dei pasti  per quattro persone.  Sono giorni difficili e spesso sono molto stanca. Devo però ammettere che trovo soddisfazione  nella  preparazione di torte salate e dolci di ogni tipo). Ma si sa, le donne sono sempre le crocerossine della famiglia, e tutto deve essere sotto il nostro controllo.

Giancarlo però man mano che le giornate passano sempre uguali manifesta insofferenza per la mancanza di attività fisica molto importante per la sua malattia ,perciò nei pomeriggi delle belle giornate primaverili “passeggiamo” nel nostro giardino per la classica ora d’aria dei carcerati…   ben distanziati con mascherina e guanti.

Solo alla sera finalmente posso godere di  un po’ di relax con la lettura di un buon libro o giocando online a Burraco.

Devo evidenziare due cose importanti di questa quarantena obbligatoria : l’aiuto dei miei vicini per il rifornimento di generi alimentari e il loro grande sostegno morale, unitamente alla telefonata quotidiana  della Polizia locale per il controllo della nostra presenza in casa e per avere notizie sulla nostra salute, in accordo con l’ordinanza del Sindaco.

Se Dio vuole,  passati i 21 giorni di quarantena, Giancarlo esegue i due successivi tamponi di controllo che risultano “NEGATIVI”.

Hurra !!!! La quarantena obbligatoria è finita …. Siamo liberi cittadini ….. si fa così  per dire.

E’  comunque chiaro ed evidente che il VIRUS  sarà per noi e per tutti una presenza costante ed insidiosa, obbligandoci a comportamenti inusuali sia a livello personale che nei riguardo degli altri.

. Sono le relazioni interpersonali le cose che ci mancano di più in assoluto.

La drammaticità e la straordinarietà del momento storico che stiamo vivendo non deve, però, offuscare tanti momenti "buoni" la vicinanza degli affetti più cari, una risata strappata, un momento di sana leggerezza, il piacere delle cose semplici, il conforto e la consolazione di un buon piatto cucinato e gustato, la scoperta di una vicinanza, seppur a distanza, grazie alle nuove tecnologie. Vogliovedere questo virus non solo come una grande tragedia, ma anche come una prova di pazienza e resilienza per tutti noi.

E alla fine di tutto sono sicura che sarò più forte e apprezzerò anche le piccole cose.

 

 

                                                                                     Enrica

 

 

 

 

1 commento:

  1. Un'altra esperienza di vita in questo tempo difficile, questa volta da parte di chi ha dovuto assistere un famigliare ammalato di covid, con coraggio e resilienza, nonostante le difficoltà.
    Marilena.

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