CRESCERE IN TEMPO DI PANDEMIA
Affrontare
questo virus non è facile per nessuno, ma per un’adolescente
è frustrante e incomprensibile.
Da
giovani si è convinti di poter superare tutto senza problemi, ma una pandemia è
davvero una situazione impensabile; se poi hai 13 anni,
frequenti la terza media e hai qualche problema con le compagne, stare
segregate in casa diventa una tragedia.
Yusra
,mia figlia, già da novembre 2019 stava vivendo un periodo un po’ oscuro
con le sue compagne che avevano cominciato a tormentarla per la
sua scelta scolastica, dicendole che il liceo non era la scuola per lei, meglio
un istituto professionale, arrivando poi a dire che forse eravamo noi genitori
a costringerla, che lei non capiva, ma che parlavano per il suo
bene!!!
All’improvviso trovarsi in
casa e isolata ha fatto crollare ogni possibilità di scambiarsi spiegazioni
e di capirsi. Le stesse compagne hanno in
seguito cominciato ad accusarla di non essere troppo aperta a nuove
amicizie e, visto che loro cominciavano a frequentare altri
giri, lei era d’impaccio; questo è bastato per relegarla in un
angolo: non l’hanno più cercata, hanno interrotto ogni tipo di
comunicazione , non era più nemmeno degna di un
ciao.
Tutto
ciò appare ancora più incomprensibile se pensiamo che fino all’inizio della
terza media erano molto affiatate: uscivano sempre insieme, si aiutavano nello
studio, ricordo che hanno condiviso una festa di compleanno in montagna
organizzando un pigiama party; sembravano vere amiche e si può
immaginare quale batosta sia stata per lei questa indifferenza.
Il lockdown
è stato un vero isolamento doloroso per lei, soprattutto perché una di
queste era sua compagna di classe fin dagli anni della scuola
materna e quindi si era illusa che la ricambiasse dello stesso affetto che lei
provava nei suoi confronti, ma non era così!
Non
nego che magari la mia piccola sia a volte un po’ diffidente e che, nonostante
gli anni di terapia, si porti ancora dentro qualche paura del suo vissuto, quando
era da noi solo in affido senza sapere se sarebbe potuta rimanere; se avrebbe
mai potuto chiamarmi mamma come desiderava fare; se sarebbe mai riuscita ad
abbandonare le sue insicurezze e considerarci la sua famiglia per
sempre. Immagino che per questi motivi non si
butti a capofitto in nuove amicizie, ma di certo non l’ho mai vista
così poco socievole come era stata giudicata.
Quasi
ogni mattina Yusra seguiva le lezioni a distanza e
poi tutto ripiombava nel silenzio: il telefono non
suonava più, non c’erano sms e nemmeno risate. Il
suo visino era sempre triste e spesso gli occhi le si riempivano di lacrime al
pensiero di ciò che stava subendo.
Ha
preparato l’esame di terza media senza potersi confrontare con nessuno, senza
poter chiedere un aiuto e senza poter discutere con qualche compagna le
sue scelte.
Abbiamo
cercato di parlarle e di capire, ma per lei sono stati mesi
di tristezza infinita, di solitudine e di ingiusta cattiveria, come
se quella parte bella del suo affacciarsi all’adolescenza le fosse
negata e lei fosse costretta a subire una punizione incomprensibile.
Cominciò a
mangiare mille pasticci, a fare continue merende e a non volersi
muovere nemmeno quando andavamo in giardino a giocare.
Per
fortuna ad un certo punto sono ritornate a farsi vive con più
frequenza due ex compagne delle elementari che avevano
fatto la sua stessa scelta per il liceo.
Così,
piano piano, l’ho vista rifiorire ed anche sorridere : mi
sembrava un miracolo.
Appena
è stato possibile uscire, si sono subito incontrate ed hanno continuato a
vedersi e a comportarsi come tutte le adolescenti del mondo.
Ho
risentito le risate contagiose di mia figlia, il suo parlare
fitto fitto e le sue canzoni urlate, i balletti davanti allo specchio
ed ho visto tornare in lei la voglia di frequentare delle vere
amiche!
Durante
l’estate non si sono mai lasciate veramente...il telefono è stato il “fil
rouge” delle nostre vacanze e una di loro è venuta con noi in montagna:
bellissimo vederle felici insieme!
Iniziato
il liceo, hanno formato un affiatato gruppetto con altre
compagne: all’uscita dalle lezioni se
ne andavano ,a volte,a mangiare insieme, si trovavano a casa di
una o dell’altra per studiare o vedere un film, allegre e
spensierate.
Ma
il virus non demorde ed ecco che si torna a fare scuola in DAD ma questa
volta Yu non è più sola!
Hanno
14 anni: ognuna ha il suo carattere ed il suo modo di vedere ed affrontare
il mondo, ma si spalleggiano, si consigliano, si confidano e si aiutano
sempre.
In
questi giorni siamo in quarantena fiduciaria, ma Yu, pur non potendo
uscire, è sempre in contatto con le compagne e le amiche: fanno
videochiamate lunghissime e farle spegnere il telefono la sera non è una
cosa da poco, ma tutto ciò contribuisce a non farle sembrare troppo
difficili questi giorni pesantissimi.
Spesso
mi chiedo quale cattiveria possa aver portato le vecchie compagne ad
un comportamento così crudele , quale scusante potevano
avere soprattutto in un momento così incredibilmente difficile? E penso
anche con terrore: “E se mia figlia fosse stata più fragile? Se
questi muri psicologici dove l’avevano segregata l’avessero portata a fare
qualcosa di sciocco come a volte capita?”.
Il
male che le hanno fatto è stato, per lei, più difficile da affrontare e capire
del virus stesso.
Per
fortuna è riuscita a superare tutto e non smetterò mai di ringraziare
le sue due amiche che hanno saputo prenderla sottobraccio per incamminarsi
insieme lungo quella loro bellissima età
“ della stupidera ” e nonostante
l’attuale difficoltà sociale.
Raffaella
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