UNA INGIUSTIZIA
LEGATA AL COVID
Alla fine dell’anno 2019 ho avuto
per l’ennesima volta un malore che mi ha costretto ad andare in ospedale
per un intervento. Speravo fosse una semplice operazione risolvibile in poco
tempo … invece è diventata una ingiustizia sanitaria.
Dopo l’intervento, il chirurgo ha dovuto mettermi un
sacchetto esterno per fare in modo che la ferita interna potesse rimarginare
bene; mi ha spiegato che l’avrebbe tolto
dopo tre mesi. Non me lo sarei mai
aspettato, e questa situazione mi ha
creato una crisi psicologica che ha influito anche nella riabilitazione.
Mi hanno assicurato che sarei stata chiamata dalla responsabile del reparto di
chirurgia alla fine di febbraio.
Ai primi di marzo arriva la tanto attesa telefonata, mi
sento dire “Mi spiace, è tutto bloccato, il reparto è chiuso per COVID! “ Mi rimandano di sei mesi … Sono arrabbiatissima e delusa.
Vabbè aspetto!!!!Non posso fare altro.
Dopo sei mesi richiamo per capire com’ è la situazione … un’altra crisi … “Dobbiamo
rispettare la lista dei ricoveri, la
chiameremo noi”. Ma come! Non posso accettarlo!
Telefono al medico di base, al chirurgo che mi aveva
operato, al centro per i diritti del malato, sperando che qualcuno mi aiuti,
invece nessuno mi dà retta , tutti impegnati col covid, devo solo aspettare.
Così mi rispondono tutti.
E’ passato un anno e mezzo ,ripeto ,un anno e mezzo ! Sono
ancora qui che aspetto la chiamata dall’ospedale. Sono distrutta psicologicamente
e sfiduciata. Capisco l’emergenza Covid,
ma non capisco perché le altre infermità debbano essere sacrificate e non prese
in considerazione.
Cosa mi resta da fare ?????? Una denuncia ????
Enrica
una storia che non sembra neppure vera. sono vicina a questa donna.Ci accorgiamo quanto questa pandemia possa incidere sulla vita di tutti e soprattutto dei più fragili
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