venerdì 2 aprile 2021

 

CRESCERE IN TEMPO DI PANDEMIA 

 

Affrontare questo virus non è facile per nessuno, ma per un’adolescente è frustrante e incomprensibile. 

 Da giovani si è convinti di poter superare tutto senza problemi, ma una pandemia è davvero una situazione  impensabile;  se poi hai 13 anni, frequenti la terza media e hai qualche problema con le compagne, stare segregate in casa diventa una  tragedia. 

Yusra ,mia figlia, già da novembre 2019 stava vivendo un periodo un po’ oscuro con le sue compagne che  avevano cominciato a tormentarla per la sua scelta scolastica, dicendole che il liceo non era la scuola per lei, meglio un istituto professionale, arrivando poi a dire che forse eravamo noi genitori a costringerla, che lei non capiva, ma che parlavano per il suo bene!!!    

 All’improvviso trovarsi in casa e isolata ha fatto crollare ogni possibilità di scambiarsi   spiegazioni  e di capirsi. Le stesse compagne hanno in seguito cominciato ad accusarla di non essere troppo aperta a nuove amicizie e, visto che loro cominciavano a frequentare altri giri, lei era d’impaccio; questo è bastato per relegarla in un angolo: non l’hanno più cercata, hanno interrotto ogni tipo di  comunicazione , non era più nemmeno degna di un ciao.  

Tutto ciò appare ancora più incomprensibile se pensiamo che fino all’inizio della terza media erano molto affiatate: uscivano sempre insieme, si aiutavano nello studio, ricordo che hanno condiviso una festa di compleanno in montagna organizzando un pigiama party;  sembravano vere amiche e si può immaginare quale batosta sia stata per lei questa indifferenza. 

Il lockdown  è stato un vero isolamento doloroso per lei, soprattutto perché una di queste era  sua compagna di classe fin dagli anni della scuola materna e quindi si era illusa che la ricambiasse dello stesso affetto che lei provava nei suoi confronti, ma non era così! 

Non nego che magari la mia piccola sia a volte un po’ diffidente e che, nonostante gli anni di terapia, si porti ancora dentro qualche paura del suo vissuto, quando era da noi solo in affido senza sapere se sarebbe potuta rimanere; se avrebbe mai potuto chiamarmi mamma come desiderava fare; se sarebbe mai riuscita ad abbandonare le sue insicurezze e considerarci la sua famiglia per sempre. Immagino  che per questi motivi  non si butti a capofitto in nuove amicizie, ma di certo non l’ho mai vista  così poco socievole come era stata giudicata. 

Quasi ogni mattina Yusra seguiva le lezioni a distanza e poi tutto  ripiombava nel silenzio: il telefono non suonava più, non c’erano sms e nemmeno risate. Il suo visino era sempre triste e spesso gli occhi le si riempivano di lacrime al pensiero di ciò che stava subendo. 

Ha preparato l’esame di terza media senza potersi confrontare con nessuno, senza poter chiedere un aiuto e senza poter discutere con qualche compagna le sue scelte. 

Abbiamo cercato di parlarle e di capire, ma per lei sono stati mesi di tristezza infinita, di solitudine e di ingiusta cattiveria, come se quella parte bella del suo affacciarsi all’adolescenza le fosse negata e lei fosse costretta a subire una punizione incomprensibile.  

Cominciò a mangiare mille pasticci, a fare continue merende e a non volersi muovere nemmeno quando andavamo in giardino a giocare. 

Per fortuna ad un certo punto sono ritornate a farsi vive con più frequenza due ex compagne delle elementari  che avevano fatto la sua stessa scelta per il liceo. 

Così,  piano piano, l’ho vista rifiorire ed anche sorridere : mi sembrava un miracolo. 

Appena è stato possibile uscire, si sono subito incontrate ed hanno continuato a vedersi e a comportarsi come tutte le adolescenti del mondo.  

Ho risentito le risate contagiose di mia figlia, il suo parlare fitto fitto e le sue canzoni urlate, i balletti davanti allo specchio ed ho visto tornare in lei la voglia di frequentare delle vere amiche!  

Durante l’estate non si sono mai lasciate veramente...il telefono è stato il “fil rouge” delle nostre vacanze e una di loro è venuta con noi in montagna: bellissimo vederle felici insieme! 

Iniziato il liceo,  hanno formato un affiatato gruppetto con altre compagne: all’uscita dalle lezioni se ne andavano ,a  volte,a mangiare insieme, si trovavano a casa di una o dell’altra per studiare o vedere un film,  allegre e spensierate. 

Ma il virus non demorde ed ecco che si torna a fare scuola in DAD ma questa volta Yu non è più sola! 

Hanno 14 anni: ognuna ha il suo carattere ed il suo modo di vedere ed affrontare il mondo, ma si spalleggiano, si consigliano, si confidano e si aiutano sempre. 

In questi giorni siamo in quarantena fiduciaria, ma Yu, pur non potendo uscire, è sempre in contatto con le compagne e le amiche: fanno videochiamate lunghissime e farle spegnere il telefono la sera non è una cosa da poco, ma tutto ciò contribuisce a non farle sembrare troppo difficili questi giorni pesantissimi. 

Spesso mi chiedo quale cattiveria possa aver portato le vecchie compagne ad un comportamento così crudele , quale scusante potevano avere soprattutto in un momento così incredibilmente difficile? E penso anche con terrore: “E se mia figlia fosse stata più fragile? Se questi muri psicologici dove l’avevano segregata l’avessero portata a fare qualcosa di sciocco come a volte capita?”. 

 Il male che le hanno fatto è stato, per lei, più difficile da affrontare e capire del virus stesso. 

Per fortuna è riuscita a superare tutto e non smetterò mai di ringraziare le sue due amiche che hanno saputo prenderla sottobraccio per incamminarsi insieme lungo  quella  loro  bellissima   età  “ della   stupidera ” e nonostante l’attuale difficoltà sociale. 

                

                                                                                                  Raffaella

 

 

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