martedì 13 aprile 2021

 

Una giornata quasi normale

 

È lunedì pomeriggio di una giornata apparentemente tranquilla, ma piena di pathos e angoscia, è una giornata da Coronavirus. Seduta sul divano della mia sala avvolta in un plaid verde osservo il giardino che dà sul retro della casa. Il cielo è plumbeo, una leggera pioggerellina cade insistentemente sugli alberi, la camelia lascia di tanto in tanto cadere ai suoi piedi fiori rosa che non sanno di primavera. Qualche merlo si aggira saltellando timidamente in cerca di insetti, un leggero venticello accarezza le piante.

Il ticchettio delle gocce di acqua che dal dorso delle foglie della tuia scivolano a terra, attira la mia attenzione. Per un attimo mi ritornano  alla mente le spumeggianti onde del mare di Strongoli, il mio paese natio, quando maestosamente si infrangono sulla battigia liberando nell'aria una miriade di goccioline accompagnate da un suono armonioso che parla di musica. Ah! Il mare, il mio mare, mio amore primordiale, quanto l’adoro, quanto mi manca! Quanto mi manca il suo luccichio argenteo e azzurro accompagnato dalla brezza del mattino e quanto mi mancano anche i tramonti  rosso fuoco sulle montagne della Sila! Attorno a me c’è un  silenzio surreale, mio marito seduto in poltrona è immerso nella lettura, mentre Stefania nella sua stanza sta preparando al computer la lezione che dovrà tenere domani in video chat con la classe.

Le strade sono deserte, non passano macchine, raramente si vede qualcuno che a capo chino con mascherina sul viso e con passo deciso porta il cane a passeggio. A ritmo incessante si sente il suono spiegato, assordante della sirena dell’autoambulanza che corre verso l’ospedale. Come tutte le città anche la città di Legnano, dove vivo e lavoro da parecchi anni, si è fermata; gran parte delle attività sono state interrotte, tutto appare privo di vita, di suoni, di colori.

La piazza San Magno non è più allietata dai bambini che solitamente si rincorrono festosi intorno alla fontana e sul sagrato della Chiesa. Anche i tavolini dei bar di via Garibaldi sono privi di ragazzi che non fanno più l’aperitivo o mangiano  il gelato. Nel parco Castello non si gioca  sui verdi prati, né si fa running lungo le sue stradine, gli anziani hanno smesso di giocare a  bocce nel campetto e i bambini non lanciano il pane alle ochette del laghetto. Sono rimasti in solitudine solo scoiattoli e uccellini. Quanta desolazione impera!

Ogni tanto il suono delle campane squarcia il silenzio assordante e gravoso dell'aria! È sconvolgente quello che sta succedendo. Mi sembra di essere sul set di un film di fantascienza, spettatrice e partecipante nel contempo, ma tutto è maledettamente vero! È accaduto così velocemente che non abbiamo avuto neanche il tempo di metabolizzare… Siamo stati catapultati in una situazione di restrizione, impensabile in tempi di democrazia! Non so quando e come ne usciremo da questa orrenda situazione, ma sono sicura che se rispetteremo le regole e se staremo tutti uniti a casa arriveranno tempi migliori.

Con fatica ci rialzeremo, ritorneremo a riabbracciarci, a riappropriarci delle nostre città, delle strade, delle piazze, dei negozi, dei bar, dei parchi, dei posti di lavoro, delle scuole, delle chiese e ritorneremo ad essere cittadini del mondo. Porteremo la luce e i colori nei nostri cuori! Si è fatto tardi, suona il telefono, è la mia amica Ivana che mi chiama, ci scambiamo le nostre consuete opinioni e ci lasciamo con parole di speranza.

Sento un po’ di freddo, mi alzo, vado in cucina a prepararmi una tazza di the verde che Aishah mi ha portato dai suoi viaggi di lavoro da Dubai e torno a sedermi sul divano a sorseggiarlo riavvolgendomi ancora nel mio caldo plaid verde.

Domani sarà un altro giorno.

 

Angela Manfredi

Legnano, 31 marzo 2020

 

 

 

 

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